Il mondo in cui viviamo cambia costantemente, quindi perché non dovrebbe farlo anche la tua azienda? Se hai avvertito che è arrivato il momento di cambiare qualcosa, ma non sai di preciso cosa, probabilmente sei alla ricerca di un rebranding.
Magari la tua brand image non è più in linea con la tua attività, magari il tuo business è cresciuto così tanto che è necessario un riposizionamento. O magari un certo tipo di messaggio non sta più funzionando, e c’è bisogno di un cambiamento.
Insomma, qualunque cosa sia, se la tua azienda ha bisogno di un restyling è bene che tu sappia di preciso cos’è il rebranding e come si fa.
In questo articolo parleremo proprio di questo, e troverai anche 10 esempi di rebranding che spero ti daranno la giusta ispirazione.
Che aspetti allora?
Continua subito a leggere e preparati a cambiare il volto del tuo business.
Rebranding: significato
Il termine rebranding si riferisce a una rivisitazione, più o meno radicale, di un brand.
In italiano potremmo utilizzare il termine “rivitalizzazione della marca”, anche se personalmente in questo caso preferisco il termine anglosassone, ma la sostanza non cambia: è un cambiamento strategico dell’identità di un brand, che può avvenire per diversi motivi e in diversi modi.
Cosa vuol dire rebranding? Il rebranding include tutte le attività di un’azienda che decide di modificare la propria strategia di marketing con un nuovo nome, logo o design, con l’intenzione di creare una nuova associazione tra i consumatori e la propria brand identity.
Il rebranding può riguardare diversi aspetti della tua azienda, tra cui:
- Colori e grafica
- Pubblicità e campagne di marketing
- Slogan
- Prodotti
- Packaging
- Nome del brand
- Target di riferimento
- Canali di distribuzione
- Comunicazione del brand
Cosa vuol dire fare rebranding?
Fare rebranding può voler dire modificare il nome, il logo, il design o la strategia di comunicazione di un brand già affermato nel mercato, modificandone eventualmente il posizionamento.
Nella maggior parte dei casi il cambiamento principale avviene per il logo, e non è certo un cambiamento da prendere alla leggera.
Soprattutto nei loghi di brand importanti, ma potrebbe tranquillamente essere una regola generale, modificare il logo vuol dire dare all’attuale immagine del brand un volto nuovo, senza dimenticare o cancellare il vecchio marchio e la storia precedente.
Ma logo a parte, quando si parla di rebranding non c’è davvero nulla da sottovalutare, e anzi la decisione stessa di affrontare il rebranding della propria azienda deve essere ben valutata.
I diversi tipi di rebranding
Non esiste un solo modo di fare rebranding.
Abbiamo detto che si tratta di una sorta di upgrade dell’immagine di un brand, che vuol dire che con il rebranding si modifica l’immagine e la percezione che i consumatori hanno di quel brand.
Si possono quindi individuare quattro tipologie principali di rebranding:
- Rebranding totale: modifica elementi distintivi del brand come il nome, il logo, le strategie di marketing o di vendita.
- Rebranding parziale: modifica piccoli aspetti che migliorano la percezione del brand.
- Rebranding evolutivo: riguarda solo il logo o lo slogan del brand, spesso a seguito di una crescita naturale del brand.
- Rebranding rivoluzionario: è un cambio radicale del brand, ad esempio una modifica del nome, o di un aspetto che il consumatore nota immediatamente.
- Rebranding proattivo: quando l’azienda fa rebranding per migliorare la sua immagine, aprirsi a nuove opportunità e scalare il proprio business.
- Rebranding reattivo: quando il rebranding avviene come risposta a un determinato evento, come un calo delle vendite o una cattiva pubblicità.
Rebranding: quando e perché farlo
Come si fa a capire quando c’è bisogno di fare un rebranding?
Che tu voglia modificare il tema del tuo ecommerce o ridisegnare il logo del tuo business, ecco quando e perché un rebranding può essere necessario:
- Il business è cresciuto e sta per subire delle modifiche: stai pensando di offrire nuovi prodotti o servizi, entrare in nuovi mercati o modificare il tuo posizionamento? Il rebranding può essere l’asso nella manica che ti aiuterà a raggiungere il tuo obiettivo, soprattutto se hai intenzione di aumentare la tua attuale fascia di prezzo.
- Vuoi puntare a un nuovo target: quando hai avviato il tuo business avevi in mente un certo segmento di mercato, e poi le cose sono semplicemente…cambiate. Nulla di male, per mirare a un nuovo target o per fare in modo che il brand rispecchi il tuo pubblico, il rebranding può davvero essere la scelta giusta.
- Devi uscire da un periodo di crisi: a volte gli affari non vanno come speravamo. Nella migliore delle ipotesi, riesci a renderti conto di quali sono i cambiamenti da fare, ed è bene che l’immagine della tua azienda rifletta quei cambiamenti, così che i clienti si rendano conto, anche visivamente, del cambio di direzione.
- È il momento di un rinnovo: restare al passo con le ultime tendenze di mercato è alla base di qualunque business di successo. A volte, soprattutto se il tuo brand è già affermato da un po’ di tempo, questo può voler corrispondere a un rinnovo dell’identità aziendale.
Ah, ovviamente parliamo di rebranding anche nel caso di fusioni o acquisizioni dell’azienda. In questi casi il rebranding è quasi necessario, per comunicare ai clienti il cambiamento.
È il caso di Stocard, app acquisita a luglio 2021 dal gruppo Klarna, che ha subito un restyling completo proprio a partire dal logo.
Come fare rebranding
Bene, diciamo che per uno qualsiasi dei motivi di cui abbiamo appena parlato, hai deciso che per il tuo business è arrivato il momento di un bel rebranding.
Da dove iniziare?
Ecco come fare rebranding:
- Stabilisci gli obiettivi del tuo business
- Analizza i tuoi competitor
- Calcola il budget da investire
- Scegli il momento giusto
- Informa il tuo pubblico
1. Stabilisci gli obiettivi del tuo business
Potresti pensare che se hai deciso di fare rebranding sai già quali sono gli obiettivi che vuoi raggiungere, ma attenzione a non sottovalutare questa fase.
Mettere nero su bianco gli obiettivi del tuo business ti aiuterà a non dimenticare nulla e a pianificare la tua strategia in modo più completo.
Oltretutto, questa fase può anche essere utile per pianificare come intendi affrontare le fasi successive del rebranding.
2. Analizza i tuoi competitor
L’analisi dei competitor è fondamentale per qualunque business in ogni momento della sua attività, ma se vuoi fare rebranding questa attività prende una piega particolare.
Qualunque sia il motivo per cui hai deciso di fare rebranding, uno dei tuoi obiettivi sarà il miglioramento dell’immagine del tuo business.
Di conseguenza, l’immagine che hanno i tuoi competitor nel tuo mercato di riferimento avrà un impatto diretto sul tuo rebranding.
3. Calcola il budget da investire
Eh già, il rebranding non prenderà solo una bella fetta del tuo tempo, si potrebbe rivelare dispendioso soprattutto in termini di denaro.
Anche se hai deciso che è un investimento fondamentale per il successo della tua attività, attenzione a non strafare.
Calcolare il budget necessario per tutte le attività di rebranding e per gli aspetti che intendi modificare della tua azienda ti aiuterà non solo a tenere sotto controllo le uscite, ma anche a calcolare in modo più preciso il ROI.
4. Scegli il momento giusto
Dopo tutta questa pianificazione, sarebbe davvero un peccato vedere i tuoi sforzi andare in fumo semplicemente perché non hai aspettato il momento giusto per fare il tuo rebranding.
Se è vero che il rebranding richiede tempo, devi calcolare con precisione il momento in cui rivelare ai tuoi clienti il tuo nuovo volto. Ad esempio, potresti voler evitare di svelare il cambiamento durante festività importanti che distraggono i consumatori, o proprio prima del lancio di un nuovo prodotto.
I consumatori, nonostante siano costantemente esposti a nuovi stimoli e brand, sono spesso creature abitudinarie. Per assicurarti che il tuo rebranding abbia il successo sperato, scegli il momento in cui godi della loro massima attenzione per svelare la tua nuova brand identity.
Un consiglio: dai un’occhiata al calendario ecommerce 2022 per assicurarti di non accavallare il tuo rebranding con gli eventi più importanti dell’anno.
5. Informa il tuo pubblico
Anche se non è detto che debba corrispondere a un cambiamento radicale, il rebranding potrebbe destabilizzare i clienti più fedeli, soprattutto se non viene spiegato o introdotto.
I tuoi clienti sono l’essenza del tuo business, e se stai facendo un rebranding è in parte anche per offrire loro una customer experience migliore e più in linea con le loro aspettative.
Rendili quindi partecipi di questo cambiamento in tempo reale, rispondi alle loro domande e racconta loro perché hai deciso di fare un rebranding.
Per affermare ancora di più la tua nuova immagine, potresti utilizzare delle strategie di guerrilla marketing o collaborare con influencer della tua nicchia per aumentare il passaparola.
Un consiglio: sfrutta la tua presenza sui social media per rendere i tuoi follower e clienti partecipi del tuo rebranding. Ad esempio, potresti usare i sondaggi delle Storie di Instagram per chiedere la loro opinione sul tuo nuovo logo, o organizzare un video in diretta per raccogliere il loro feedback.
Rebranding: 10 esempi di successo
Quale modo migliore per trovare la giusta ispirazione per il rebranding del tuo business se non osservare le aziende che hanno fatto del rebranding una vera e propria missione di vita?
1. Alitalia e il rebranding in Ita Airways
Da quando ITA ha acquistato Alitalia, la nuova compagnia di bandiera che è stata per parecchio tempo sulla bocca di tutti è Ita Airways.
Un nuovo nome, un nuovo logo, e persino nuovi aerei (tutti azzurri con il tricolore sulla coda).
Il rebranding che ha portato a Ita Airways non abbandona quindi il tricolore per non disperdere il valore della vecchia compagnia di bandiera.
2. Burger King: rebranding totale del logo
Burger King ha effettuato il primo rebranding totale nel 2021, dopo oltre 20 anni.
Il nuovo logo dell’azienda richiama quello utilizzato alla fine degli anni ‘90 per omaggiare la storia del brand e presentare al tempo stesso ai clienti una nuova era.
La nuova visual identity del brand non riguarda infatti solo il logo: anche il packaging dei prodotti, le uniformi dei dipendenti, la segnaletica degli store e i contenuti pubblicitari online e offline hanno subito un bel rebranding.
La strategia dell’azienda ha avuto come obiettivo la rappresentazione di un cambiamento profondo a livello del processo produttivo e della scelta degli ingredienti. Burger King ha voluto sottolineare la qualità del prodotto e non la velocità del servizio (lama a doppio taglio delle catene di fast food).
3. Il rebranding di Juventus
Da un nuovo stadio di proprietà a un nuovo logo, il rebranding di Juventus F.C. è un ottimo esempio di strategia e visione commerciale.
Lo Juventus Stadium, che segue il modello degli stadi inglesi, è stato l’elemento fondamentale della nuova brand identity dell’azienda.
L’obiettivo dello stadio è quello di avvicinare il tifoso, ovvero il consumatore, alla squadra, il brand, offrendo a entrambe le parti un luogo dove condividere esperienze passate e future.
Altri elementi del rebranding dell’azienda sono stati la creazione di un museo (J-Museum) per celebrare la storia e la rinascita del club, ancora una volta lasciando presagire meravigliose imprese future, e l’introduzione della squadra femminile all’interno della società, esempio perfetto di rebranding che mira ad aumentare il proprio target di riferimento.
Ovviamente, anche il logo è stato oggetto di rebranding: la nuova immagine si allontana dagli standard degli stemmi calcistici tradizionali e si compone di tre elementi fondamentali facilmente riconoscibili.
La forma di uno scudetto, che richiama alle vittorie passate e future della più titolata squadra italiana, le strisce bianco nere, identità storica ben radicata nella mente dei consumatori, e la lettera J, iniziale della parola Juventus.
In questo caso, anche il nome del logo fa parte del rebranding dell’azienda: “Icon”, che rappresenta ogni aspetto del brand Juventus.
4. Peugeot rebranding
A seguito della fusione con FCA e della nascita del gruppo Stellantis, Peugeot effettua la prima grande modifica alla propria brand identity dal 2010, modificando il proprio logo per esaltare lo spirito sportivo del brand automobilistico.
Il nuovo logo è stato “progettato per durare”. La forma dello scudo rappresenta l’identità senza tempo, universale, del brand, sinonimo di prestigio, fiducia e longevità, e riprende i loghi già utilizzati dall’azienda dal 1960 al 1980.
Inoltre, anche se il leone resta centrale nell’immagine dell’azienda, è innegabile che con il rebranding sia diventato più moderno e aggressivo.
Oltre al logo, anche colori, font ed elementi grafici del brand subiscono un rebranding.
I nuovi colori della casa automobilistica sono ispirati all’esplosione di una supernova, quasi a voler affermare l’immagine del brand anche nel futuro.
5. Facebook diventa Meta
Di recente, Facebook ha annunciato Meta, la nuova holding che controlla tutti i servizi del brand, tra cui Facebook, Instagram e Whatsapp.
Questo rebranding è di fatto rivoluzionario, a partire dal nome: Meta sta infatti a indicare il metaverso, la nuova tecnologia di realtà virtuale su cui il gruppo sta concentrando la maggior parte delle sue risorse.
Anche il logo nasconde la nuova immagine e mission dell’azienda: i colori restano quelli di Facebook, ma il nuovo simbolo richiama da un lato il simbolo dell’infinito e dall’altro la forma di un joystick. Queste due immagini non sono casuali, e rappresentano infatti la base della visione di metaverso che sembrano condividere diverse aziende impegnate nel suo sviluppo.
6. Dove rebranding
Il rebranding di Dove è stato focalizzato su un riposizionamento del brand.
I prodotti di bellezza, e il concetto stesso di “bellezza” non è più universale, e un brand ancorato a concetti che potevano funzionare solo negli anni ‘50 difficilmente potrà avere successo nel nuovo millennio.
Dove dimostra questa nuova consapevolezza con la campagna “Real Beauty”, con la quale il prodotto non è più l’elemento che conferisce bellezza alla persona che lo utilizza, ma un semplice valorizzatore della bellezza autentica.
Dalla comunicazione alle immagini scelte per le pubblicità online e offline, Dove si distanzia anche dai modelli irraggiungibili dei corpi femminili e diventa più umano, “amico delle donne” (anche se ci sarebbe ancora un po’ da lavorare per migliorare l'inclusività).
7. Tavernello: rebranding e autoironia
Tavernello è universalmente riconosciuto come brand vinicolo di fascia economica.
Dal 2017, l’azienda ha deciso di togliersi questa nomea di vino di scarsa qualità effettuando un rebranding estremamente efficace.
Gli elementi fondamentali della strategia del brand sono stati la creazione di una community, una manciata di creatività e un’enorme dose di autoironia.
Il logo è stato il primo elemento a essere sottoposto a rebranding, optando per un’immagine più moderna e dritta al punto. L’azienda ha anche aggiunto al logo un nuovo slogan, composto dai tre valori su cui si vuole posizionare: “buono, sincero, italiano”.
Il brand ha messo in pratica l’autoironia grazie al social media marketing, rispondendo in modo simpatico (e spesso sarcastico) a tutti i commenti negativi che riceveva sui social.
Per mirare a un posizionamento in una fascia più alta, ha aggiunto alla sua popolare e conosciutissima confezione in Tetrapak anche una linea di vini in bottiglia, e ha collaborato in modo estremamente efficace con influencer che potessero continuare quest’ondata di viralità, da FanPage.it a Maccio Capatonda.
Insomma, un’operazione di rebranding a dir poco efficace che è riuscita a creare un ponte comunicativo tra un’azienda con una “brutta reputazione” e le nuove generazioni.
8. Il rebranding di Barbie
Da quando, alla fine degli anni ‘50, Ruth Handler ebbe l’intuizione che rivoluzionò il mondo dei giocattoli con la creazione di una bambola che avesse l’aspetto di una donna vera, Barbie ne ha fatta di strada.
Solo nel primo anno del lancio furono vendute 351mila Barbie, e nei decenni successivi Mattel ha prodotto diversi personaggi, da Ken a diversi tipi di Barbie, che hanno arricchito il panorama della casa.
Nel 2015, però, Barbie vede le vendite crollate del 15%, il risultato peggiore ottenuto dall’azienda sin dalla nascita. Il motivo era semplice: l’immagine materialista e superficiale, la bellezza “irraggiungibile” della bambola non era più vista di buon occhio dalla società moderna.
Mattel ha iniziato quindi un’operazione di rebranding con l’obiettivo di ridefinire il posizionamento e lo scopo di Barbie.
Ad esempio promuovendo il girl empowerment e incoraggiando le bambine a credere nei loro sogni con il cortometraggio “Imagine the possibilities”, che vedeva diverse bambine vestire i panni di donne in carriera.
O con il lancio di nuove tipologie di Barbie, con corporature, stature e particolarità diverse, per sdoganare l’idea di un “ideale di corpo”, cercando di rappresentare tutte le varietà di donne esistenti al mondo, dalla Barbie calva a quella in sedie a rotelle.
Nell’ultimo periodo, Barbie ha anche stretto collaborazioni con donne che potessero essere dei modelli per le nuove generazioni, dalla campionessa mondiale Bebe Vio all’imprenditrice Cristina Fogazzi (aka Estetista Cinica).
Tutti questi sforzi del brand sono stati ampiamente ripagati, tanto che il brand ha finalmente visto le vendite crescere in modo esponenziale, soprattutto durante la pandemia di Coronavirus.
9. Rebranding di Airbnb
Alla nascita dell’azienda, il logo di Airbnb corrispondeva al nome scritto in corsivo, nei colori bianco e azzurro, e l’attenzione era tutta sulla mission del servizio, ovvero sul dare a tutti la possibilità di viaggiare ovunque nel mondo.
Nel 2014 l’azienda ha effettuato un completo rebranding della piattaforma, dal logo, alla grafica al tone of voice.
I contenuti del sito sono oggi molto più incentrati sullo storytelling, e il logo nasconde diversi significati: è composto da una A maiuscola su sfondo rosso, il colore del cuore, dell’amore, e ricorda infatti la forma di un cuore rovesciato, di una casa e, in forma stilizzata, di una persona felice con le braccia al cielo. Ecco la vera (e nuova) anima di Airbnb.
10. Rebranding Inter
Nel 2021 l’Inter ha modificato il suo logo ufficiale con un nuovo elegante e decisamente più minimale del precedente, che sposta l’attenzione sul legame dell’azienda con la sua città d’origine: I per Inter, M per Milano.
Il design minimal resta fedele ai 113 anni di storia della squadra, diventando al tempo stesso più interessante agli occhi di un pubblico più giovane e con una vocazione decisamente più digital.
La tua azienda ha bisogno di un rebranding?
Attenzione: non è assolutamente detto che il tuo business abbia bisogno di un rebranding.
Ci sono aziende che continuano la loro attività con successo per anni senza avvertire il bisogno di cambiare la loro immagine.
Quindi, prima di lanciarti in questa impresa e stravolgere la tua attività, prova a porti le seguenti domande:
- Perché pensi di dover fare rebranding?
- Quali risultati speri di ottenere?
- Che problema vuoi risolvere?
Ricordati che il rebranding potrebbe rivelarsi dispendioso in termini di tempo e denaro, quindi assicurati che la tua azienda ne abbia davvero bisogno prima di iniziare a disegnare il tuo nuovo logo.
Un pensiero finale
Soprattutto considerando l’enorme impatto che può avere il rebranding per la tua azienda (e per le tue finanze), assicurati di pensare bene e a lungo prima di prendere questa decisione.
Se hai deciso che è il momento giusto, in questo articolo dovresti aver trovato tutto il necessario per avere le idee chiare su cos’è il rebranding e su come funziona.
Conosci altri esempi di rebranding di successo che ti hanno ispirato? Faccelo sapere nella sezione Commenti qui sotto!